Opera 1^ classificata:
Ricordo cipria di
Sabrina Priolo
Ricordo cipria
Mamma
sono stata troppo indaffarata
a restare viva
che non mi sono accorta
che tu tremi.
Perché non mi hai detto
che anche tu devi invecchiare?
Per sentirmi ancora ridere
nella placenta alla cipria e cappuccino?
Oppure perché anche tu
eviti come me di contarti le rughe
quando allo specchio un riflesso familiare
ti guarda senza assomigliarti più?
Adesso però vieni,
ti porto al mare,
una volta ancora sciogli i capelli
e metti il vestito bianco
che oggi è sabato
e arriva il papà.
Opera 2^ classificata:
Una sua fotografia di
Elisa Pasquarelli
Una sua fotografia
Per uno stupore della vista,
neanche la brevità degli anni
ha soccorso i ricordi –
- già allora ne intuivo
il lento degrado dei bordi,
il risalto flavescente, il bruno
degli angoli, la patina falba.
Eppure, non furono che attimi
di attimi fa – impressioni
impressionate succubi
dei nostri venturi passi?
O le miopi rifrangenze,
dell’occhio intenzionato
a non vedere?
Opera 3^ classificata:
Gioconda di
Pasqua Teora
Gioconda
Gioca, gioca vai avanti
a sedurci a fenderci il petto
col tuo pallore, con i tuoi sguardi
incomprensibili.
Chi si cela dietro la maschera ben fatta?
E più giù sotto – oltre – le mani legate
che mondo si nasconde sotto
là dove la veste si fa plissettata?
Dimmi, hai bambini nella culla
nella casa fresca là infondo
sull’altopiano dipinto?
Sullo sfondo sconnesso adesso
io vedo: gli infiniti apparenti
e non colgo gli ambigui confini
così attraenti.
Ti penso davanti al maestro
attraversata dal genio
e non vedo se tu sanguini nella mente
o tremi nel basso ventre.
Forse sei tu donna l’immagine allo specchio
il doppio dell’uomo, dell’altro da sé, quand’egli è
mente col genio in corpo?
Opera 4^ classificata:
Scenografia di un autunno di
Erik Baracani
Scenografia di un autunno
Le farfalle in crinoline
volteggiano sopra le ceneri
e i rumori irti del freddo,
le ciminiere con mestieri d’aria lorda
disserrano i cardini di nature morte.
I guitti di periferia seducono bimbi
e i mimi irreali velano
il naufragio di dolore
nel brillio abraso dei semafori.
Opera 5^ classificata:
Funerale di
Leonardo Zanin
Funerale
Anche noi eravamo lì come ai Tuoi giorni
Turbati e smarriti per il lungo silenzio dei secoli
Senza palme da agitare al Tuo arrivo
Con le mani chiuse sulla nostra incapacità di amare.
Anche noi eravamo raccolti sulla montagna della storia
A mormorare in una miseria senza tempo,
Se davvero la Parola di vita
Potesse risalire dal salto della morte
E riscattarci dalla nostra incredulità.
Anche noi eravamo tornati a cercarti
Per vivere il miracolo di un nuovo avvento,
Ma abbiamo ripiegato su noi stessi
Perché la luce si era spenta prima di diventare una stella
Come un dono mai scartato.
Anche noi eravamo lì dopo i Tuoi giorni
E qualcuno Ti ha riconosciuto
Mentre passavi alto sulla testa di tutti e coperto di fiori.
Opera 6^ classificata:
Il capo… di
Luigi Buonaiuto
Il capo
è colui che ha la fronte alta
il petto gonfio
l’occhio impenetrabile
il passo fiero.
Cavalca il cavallo più bello
indossa l’armatura più lucente
le sue lame sono tempestate di rubini.
Quando cala il ferale
non si concede indugio
ed esalta ogni volta
gli onori della sua selvaggina.
Il capo
è colui che ha le spalle sature di pesantezza
le sue scapole basterebbero d’un soffio per spezzarsi
il suo sangue è stanco
i suoi calli sono croste pronte a cadere
i suoi occhi non si sciolgono in lacrime
ma dirompono in frenetici ruscelli.
Non combatte il proprio dolore,
il capo può solo morire in battaglia.
Opera 7^ classificata:
Odori di
Giorgio Dei Rossi
Odori
Mia madre mi ha portato la neve,
Quel suo rumore silenzioso
che solo i montanari capiscono.
Mio padre il profumo di alghe salmastre
e domande che solo i pescatori conoscono.
Sono morti in silenzio,
portandosi con loro i segreti di risposte
che non potevano dare.
Temevano per quel figlio
nato troppo grande
per poter crescere ancora.
Ho imparato ad annusare il vento
e capire gli odori degli uomini
tra i seni sudati di lei
e le dita gialle di fumo di lui.
Opera 8^ classificata:
Sguardo ultimo di
Don Pasquale Brizzi
Sguardo ultimo
Mi trovai dinanzi alla porta del melograno,
passando mi disse l’Agnello:
“Vieni, o amico mio fedele, o nicchia dove riposano le aquile!
Siedi, sarò Io la tua caverna, la tua brezza leggera,
sarò la tempesta, acqua e brace per te, fuoco divorante Io sono!”
Dissi: “O Tu davanti ai cui occhi offusca l’arcobaleno,
Tu, davanti alla cui voce sordo è dell’usignolo il canto,
Tu, davanti alla cui parola ispida è la preziosa seta;
mia vetta rimane il silenzio, dammi forza nobile prode
mio tormento, come dardo mi becchi il cuore
vigile come dell’arco la corda”.
Disse: “Vieni amico, mia preda e cacciatore,
guarda la mano e non lo scudo, segui la freccia e Io ti trafiggo.
La rosa e non le spine, guarda la rosa dico, e il canto e non la voce.
Vuotato ho per te l’oceano, sigillato gli abissi, dai troni i re divelti”.
Dissi: “O mistico unguento dalle cui labbra piogge di rubini!”
mia strada e mio soccorso,
mia forza io non ho di seguir le tue orme.
Schiudimi il petto e il cuore di nardo tergi,
tu mio scrigno, abile mercante>>.
Egli mi guardava e disse fiorito mandorlo:
“Tu di me sei parte: di che temi ancora?
Falce e grano stringo alla mano, pigia l’uva e versami del nettare,
ti condurrò in me, o mio scettro e mia corona!
Vieni, danziamo sui fiori
principe delle stelle e della luna sovrano”.
Capii il più e il meno in un gioco di luci e di ombre.
Opera 9^ classificata:
La Falena di
Massimo Agnolet
La Falena
Come un’ossessa falena vortico rumorosamente attorno al tuo ricordo.
Mi avvicino, ti sbatto addosso,
una volte, due, altre ancora e poi rimbalzo via.
Riprendo velocità e ricomincio il carosello.
Tanto tempo è passato da quelle notti di poesia,
eppur stordito ancora ti giro attorno.
Povero orbo,
non mi sono ancora accorto che la luce è spenta.
Opera 10^ classificata:
Un deserto di
Giuliano Cardellini
Un deserto
Arido è il tuo pensiero
arida la tua coscienza delle cose
limitato il tuo orizzonte
arido il tuo ventre.
È difficile amare
un deserto.
Risplende
in me
il vacuo miraggio
di un’oasi,
ormai,
irrimediabilmente,
perduta.